Illustratori sovietici a San Servolo
Le fiabe nella tradizione russa
Nella splendida cornice dell’isola di San Servolo a Venezia si svolge dal 14 aprile 2012 al 20 maggio 2012 una interessante mostra sugli illustratori sovietici di fiabe per l’infanzia degli anni ’80. L’ingresso è libero e per arrivare nell’isola si deve prendere la navetta dell’ACTV (linea 20) che parte da San Zaccaria (approdo al Monumento a Vittorio Emanuele).
Molti pensano all’ex-Unione Sovietica come un paese grigio, schiacciato dal peso del regime. La cultura di quell’immenso territorio che era l’Urss invece ha sempre avuto vivacità e colori accesi. Certo esisteva la propaganda e la libertà di pensiero non era sempre consentita ma c’era comunque vitalità e anche le sacche di pensiero controcorrente erano fortemente presenti e attive. La dissidenza politica subiva forti colpi ma quella che si insinuava e che permeava pittura, musica, letteratura sopravviveva e si diffondeva. Basti pensare a Vysotskij che in pieno periodo brezneviano cantava le sue canzoni di protesta o alle scatolette laccate russe dove la secolare tradizione di pittura di icone si è fusa con il folklore originando splendidi esempi di artigianato di alta qualità. La grafica sovietica ha pescato a man salva proprio dalle sue forti e radicate tradizioni popolari e sacre. Ed anche nelle illustrazioni di libri per l’infanzia si è unito il vasto patrimonio letterario delle fiabe con quello pittorico tipicamente russo al quale talvolta si sono poi sommati influssi europei. Si ritrovano così elementi grafici stilizzati, soprattutto per quanto riguarda il paesaggio, che ricordano la pittura di icone. Ma intervengono anche i classici personaggi del folklore con i variopinti abiti tradizionali
Le fiabe e i racconti popolari sono sempre stati per il popolo russo una importante fonte di ispirazione letteraria. Non pochi tra i grandi autori, come ad esempio Gogol e Puskin, hanno attinto abbondantemente al patrimonio favolistico. Tanto questo settore era amato e conosciuto, che uno dei più importanti esponenti della critica letteraria sovietica, Vladimir Propp, gli ha dedicato uno studio monografico, “La Morfologia della fiaba”, saggio fondamentale non solo nell’ambito del formalismo russo ma più in generale per lo strutturalismo e l’interpretazione testuale. Anche se inizialmente venne criticato da alcuni esponenti dello strutturalismo, la sua valenza venne poco dopo riconosciuta e ancora oggi offre una metodologia efficace per la destrutturazione di un testo e la comprensione di quali siano i suoi assi portanti e quali i personaggi attivi. Tra gli altri anche Umberto Eco, in alcuni dei suoi saggi, attinge alle tesi proppiane.
Tornando al discorso strettamente grafico, gli anni della perestrojka e della glasnost hanno aperto l’Urss al mondo dando libero sfogo e voce agli artisti. A questo proposito c’è un bel libro, credo oggi introvabile, i "Manifesti della perestrojka", che racconta visivamente il cambiamento in atto nel paese nell’ultima metà degli anni ’80.
Per concludere una piccola precisazione linguistica. Glasnost viene tradotta in italiano come trasparenza, ma in realtà significa pubblicità, messaggio detto a voce alta, in modo chiaro. Per un paese dove parlare liberamente non era sempre consentito, poter esprimere critiche non era una cosa da poco. Parlare di trasparenza non è quindi sufficiente a descrivere la portata del cambiamento. Quanto a perestrojka, seppure tradurla con ricostruzione sia etimologicamente corretto, bisognerebbe includere nella lista dei suoi significati anche conversione. Perestrojka infatti, nelle intenzioni di Gorbaciov, non era solo ricostruzione economica e politica del paese ma era anche e soprattutto conversione degli animi per cambiare il modo di pensare e di lavorare, voleva indicare un modo di ricominciare a vivere in modo diverso e più pieno.
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