Turisti e Veneziani
Poche regole per una civile convivenza tra turisti e autoctoni
Venezia ormai è quotidianamente invasa da decine di migliaia di turisti. Ogni giorno il suo suolo è calpestato da più “foresti” che Veneziani. Le fila dei residenti infatti si assottigliano sempre più, per tanti e ben noti motivi.
Certo il turismo è una delle grandi risorse economiche della città che dà lavoro e introiti agli operatori del settore e alle casse comunali. Giusto è quindi rispettare gli ospiti e trattarli con gentilezza, specie quando chiedono informazioni. Altrettanto giusto sarebbe però che chi viene in visita nella nostra città facesse proprie alcune regole di comportamento che aiuterebbero la pacifica e civile convivenza con i residenti. Perché, non dimentichiamolo, a Venezia vivono anche delle persone che hanno responsabilità e impegni quotidiani e non tutti lavorano nel settore del turismo. Fino a che Venezia non sarà definitivamente trasformata in Disneyland e i Veneziani saranno assunti come comparse pagate è bene cercare di rispettarsi e di non intralciarsi a vicenda.
La prima regola può sembrare banale ma è di fondamentale importanza e riguarda la viabilità. In una qualsiasi città le macchine circolano con un ben preciso senso di percorrenza, esiste la destra ed esiste la sinistra. A Venezia non ci sono le auto, ma la logica rimane la stessa. Se una comitiva di turisti riempie tutta una calle, magari stretta, non può passare nessun altro che provenga dalla parte opposta o che abbia bisogno di superarli perché va di fretta. Quindi se si impara a mantenere la destra, come ovunque, lasciando metà calle libera per gli altri, il traffico si snellirebbe.
La seconda regola riguarda le guide turistiche. Spesso e volentieri si fermano nei posti meno indicati, dal punto di vista del traffico, per dare spiegazioni alle comitive e non dicono loro di non bloccare il passaggio. In particolare la sosta di comitive sui ponti, oltre ad essere fastidiosa potrebbe essere pericolosa.
La terza regola riguarda l’uso dei mezzi pubblici. Purtroppo a Venezia non esistono linee per Veneziani e per turisti. Siamo tutti, come si suol dire, sulla stessa barca. Certo che se arrivano comitive di un centinaio di persone cariche di zaini e valige e vogliono salire tutti sullo stesso mezzo i residenti sono costretti ad attendere il successivo. E i residenti, che non sono in vacanza, potrebbero avere impegni di lavoro, di famiglia, per cui anche pochi minuti possono fare la differenza.
La quarta regola riguarda i bivacchi. Non è insolito vedere turisti sfatti dalla stanchezza che si siedono nel primo angolo che trovano e tirano fuori vivande e bevande di ogni tipo. Al termine del pasto spesso rimane un disastro di immondizia per terra. La cosa si fa ancora più fastidiosa quando il luogo del bivacco sono gli scalini di una chiesa o di un palazzo. In molti paesi una cosa simile non è tollerata e viene punita dal richiamo alla multa.
La quinta regola riguarda il vestire. In piena estate a Venezia l’afa è micidiale, questo non vuol dire però che si è autorizzati a girare in mutande per la città e nemmeno nei parchi. La cosa però succede frequentemente…
La sesta regola è per i giorni di pioggia. Le calli di Venezia sono strette e camminare con l’ombrello è complicato. Per evitare scontri e incastri i Veneziani usano una tecnica collaudata: se uno alza l’ombrello, chi viene dalla parte opposta lo inclina verso il muro. Provare per credere.
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