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Analisi introduttiva di "Perestrojka" - destinatari del libro

Indice
Analisi introduttiva di "Perestrojka"
destinatari del libro
necessità del dialogo
cos'è la perestrojka
il disarmo nucleare
la politica estera
conclusioni
Tutte le pagine

a) destinatari del libro

“Ho scritto questo libro con il desiderio di rivolgermi direttamente ai popoli dell’Urss e di ogni altro paese del mondo”, così inizia il libro. Gorbaciov si rivolge dunque ai popoli senza l’intermediazione dei rispettivi capi di Stato, vuole avere un colloquio franco con la gente, vuole frasi capire parlando di argomenti di comune interesse e confida nel buon senso dei lettori.

Non “proletari di tutto il mondo unitevi” ma “popoli di tutto il mondo ascoltatemi”. La preoccupazione, con accenti internazionalisti, è di suscitare l’interesse da parte del lettore; chiunque esso sia: americano, sovietico, europeo od altro. Fin da ora è bene rendersi conto che Gorbaciov ha in mente alcuni lettori tipo e ad essi si rivolge con termini opportunamente calibrati. Vediamo quali sono i lettori identificabili. Un primo lettore è il conservatore sovietico, quello che non vede di buon occhio le riforme, che è ancora legato all’apparato o ne fa addirittura parte. Per costui è necessario sottolineare che “il partito comunista ha fatto un’analisi critica della situazione che si era prodotta verso la metà degli anni Ottanta e ha formulato questa politica di perestrojka...”. Sembra quindi dire: si è in perfetta linea con la tradizione, niente paura. Un secondo lettore è il sovietico progressista e riformatore, a lui bisogna rivolgersi così: “la perestrojka ha animato tutta la società” e ancora “si sono accumulati molti problemi e risolverli non sarà facile. Ma il cambiamento è cominciato e ormai la società non può tornare indietro”, oppure “ad ogni passo avanti ci convinciamo sempre più di aver imboccato la strada giusta e di fare le cose nel modo in cui devono essere fatte”. C’è poi un terzo tipo, l’occidentale generico per cui scrive: “dobbiamo affrontare i problemi con uno spirito di cooperazione, non di animosità” e “oggi l’umanità ha di fronte problemi senza precedenti ed in futuro verrà a trovarsi in pericolo se non si perverrà a soluzioni congiunte”. Un quarto tipo di lettore è rappresentato dall’americano: “rispettiamo il diritto del popolo Usa, come di ogni altro popolo, di vivere secondo le sue leggi, le sue tradizioni ed i suoi gusti”. Nel corso dell’analisi completa del libro si incontreranno poi degli altri lettori modello che sono l’europeo, il terzomondista, l’orientale e l’abitante dell’Est europeo. Preciso che le citazioni sin qui scelte non sono arbitrarie. Provate infatti a leggere queste prime poche pagine e ad assumere successivamente i diversi atteggiamenti tipici di quei diversi lettori. Cercate di assumere anche i loro pregiudizi, se possibile, e vedrete che terminata la lettura avrete la netta impressione che lo scopo principale dello scritto sia di convincere il personaggio da voi di volta in volta interpretato. La conclusione è che effettivamente il pubblico a cui si rivolge Gorbaciov è il più vasto possibile e che è riuscito a dosare sapientemente la sua attenzione su diversi lettori ideali. Il linguaggio usato, inoltre, è semplice, ma di una semplicità cruda, scarnificata, un linguaggio facile da capire e preciso nel mettere a fuoco i problemi. La paratassi è uno dei segni di questa essenzialità stilistica, priva di fronzoli. Un altro punto che l’autore tiene a precisare è lo scopo dell’opera: “non è un trattato scientifico e neppure un’opera propagandistica”..., “è piuttosto una raccolta di pensieri e di riflessioni sulla perestrojka”..., “è, lo ripeto, un invito al dialogo”. Il problema di “Perestrojka” come raccolta di pensieri e di resoconti stenografici è trattato nell’analisi, ora mi sembra invece interessante notare l’insistenza sul termine “dialogo”, che si affianca spesso a quello di cooperazione. Il libro diviene quindi uno strumento per farsi conoscere, per fare capire il proprio pensiero, non per propagandarlo: “non riteniamo che il nostro approccio sia l’unico giusto. Non abbiamo ricette universali da proporre, ma siamo disposti a cooperare sinceramente ed onestamente con gli Usa e con altri paesi nella ricerca delle soluzioni per tutti i problemi, anche quelli più difficili”. La preoccupazione di precisare che l’opera non è di propaganda non è superflua, infatti si accompagna ad un altro tipo di osservazione: “in Occidente i giornali e la televisione continuano ad essere mal disposti verso il mio paese” e “a volte ci sentiamo non solo delusi ma anche assaliti da gravi presentimenti quando negli Usa il nostro paese è considerato un aggressore, un ‘impero del male’”. È un ostacolo al dialogo, così spesso e urgentemente invocato, che qualcuno semini zizzania e diffidenza degli uni verso gli altri quando invece c'è la necessità di cooperazione e senso di responsabilità. D'altra parte, pur non essendo opera di propaganda, almeno nelle intenzioni dichiarate, ogni tanto, vuoi per deformazione professionale, vuoi per fare l'occhiolino al lettore del primo tipo, qualcosa della vecchia forma e dei vecchi contenuti salta fuori: “Sono tutti interrogativi legittimi che molti si pongono: politici e uomini d'affari, studiosi e giornalisti, insegnanti e medici, ecclesiastici, scrittori e studenti, operai e contadini” solita sfilza dei proclami ufficiali e dei discorsi politici internazionalisti. Oppure: “È noto che da tempo l'Urss lavora per la pace e la cooperazione”.

In sintesi sinora abbiamo osservato che lo stile è semplice, il linguaggio chiaro e le frasi essenziali, gli interlocutori diversi e per ognuno c’è un percorso ad hoc ed infine lo scopo dell’opera non è propagandistico ma ha come scopo un dialogo costruttivo. Ciò nonostante qualche cenno vecchio stile sovietico gli sfugge, volontariamente o meno.

 



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