Analisi introduttiva di "Perestrojka"
Indice |
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Analisi introduttiva di "Perestrojka" |
destinatari del libro |
necessità del dialogo |
cos'è la perestrojka |
il disarmo nucleare |
la politica estera |
conclusioni |
Tutte le pagine |
Analisi introduttiva di “Perestrojka”
tratta dal nostro cd-rom “Perestrojka”
Come esempio di come condurre un’analisi approfondita del testo e di come si è sviluppata l'analisi del libro svolta nelle cinque sezioni, si è scelta l’introduzione di “Perestrojka. Ciò è motivato dal fatto che in queste sette pagine Gorbaciov riassume brevemente il contenuto di tutto il libro e ne spiega le intenzioni. Già all’inizio si pongono le basi per la comprensione di tutto il testo e risulta perciò importante soffermarsi con attenzione su queste prime pagine.
La prima osservazione che si può fare, a colpo d’occhio, è meramente stilistica: la narrazione si svolge in modo paratattico, tante brevi frasi principali lanciate sul lettore e destinate ad avere un forte impatto emotivo, a funzionare come slogan. Ad esempio: “dobbiamo incontrarci e discutere”, “noi vogliamo farci capire”, “la politica deve basarsi sulla realtà”, “il tempo fugge e non dobbiamo sprecarlo”, “dobbiamo agire”, etc.
La seconda osservazione riguarda la struttura dell’introduzione che ricalca quella del libro: a) destinatari del libro; b) necessità del dialogo; c) cos’è la perestrojka; d) Est e perestrojka; e) Ovest e perestrojka; f) disarmo nucleare; g) ecologia; h) politica estera come cooperazione; i) rapporti Usa-Urss; l) apertura dell’Urss al dialogo.
Cerchiamo ora di considerare nel dettaglio i singoli punti:
a) destinatari del libro
“Ho scritto questo libro con il desiderio di rivolgermi direttamente ai popoli dell’Urss e di ogni altro paese del mondo”, così inizia il libro. Gorbaciov si rivolge dunque ai popoli senza l’intermediazione dei rispettivi capi di Stato, vuole avere un colloquio franco con la gente, vuole frasi capire parlando di argomenti di comune interesse e confida nel buon senso dei lettori.
Non “proletari di tutto il mondo unitevi” ma “popoli di tutto il mondo ascoltatemi”. La preoccupazione, con accenti internazionalisti, è di suscitare l’interesse da parte del lettore; chiunque esso sia: americano, sovietico, europeo od altro. Fin da ora è bene rendersi conto che Gorbaciov ha in mente alcuni lettori tipo e ad essi si rivolge con termini opportunamente calibrati. Vediamo quali sono i lettori identificabili. Un primo lettore è il conservatore sovietico, quello che non vede di buon occhio le riforme, che è ancora legato all’apparato o ne fa addirittura parte. Per costui è necessario sottolineare che “il partito comunista ha fatto un’analisi critica della situazione che si era prodotta verso la metà degli anni Ottanta e ha formulato questa politica di perestrojka...”. Sembra quindi dire: si è in perfetta linea con la tradizione, niente paura. Un secondo lettore è il sovietico progressista e riformatore, a lui bisogna rivolgersi così: “la perestrojka ha animato tutta la società” e ancora “si sono accumulati molti problemi e risolverli non sarà facile. Ma il cambiamento è cominciato e ormai la società non può tornare indietro”, oppure “ad ogni passo avanti ci convinciamo sempre più di aver imboccato la strada giusta e di fare le cose nel modo in cui devono essere fatte”. C’è poi un terzo tipo, l’occidentale generico per cui scrive: “dobbiamo affrontare i problemi con uno spirito di cooperazione, non di animosità” e “oggi l’umanità ha di fronte problemi senza precedenti ed in futuro verrà a trovarsi in pericolo se non si perverrà a soluzioni congiunte”. Un quarto tipo di lettore è rappresentato dall’americano: “rispettiamo il diritto del popolo Usa, come di ogni altro popolo, di vivere secondo le sue leggi, le sue tradizioni ed i suoi gusti”. Nel corso dell’analisi completa del libro si incontreranno poi degli altri lettori modello che sono l’europeo, il terzomondista, l’orientale e l’abitante dell’Est europeo. Preciso che le citazioni sin qui scelte non sono arbitrarie. Provate infatti a leggere queste prime poche pagine e ad assumere successivamente i diversi atteggiamenti tipici di quei diversi lettori. Cercate di assumere anche i loro pregiudizi, se possibile, e vedrete che terminata la lettura avrete la netta impressione che lo scopo principale dello scritto sia di convincere il personaggio da voi di volta in volta interpretato. La conclusione è che effettivamente il pubblico a cui si rivolge Gorbaciov è il più vasto possibile e che è riuscito a dosare sapientemente la sua attenzione su diversi lettori ideali. Il linguaggio usato, inoltre, è semplice, ma di una semplicità cruda, scarnificata, un linguaggio facile da capire e preciso nel mettere a fuoco i problemi. La paratassi è uno dei segni di questa essenzialità stilistica, priva di fronzoli. Un altro punto che l’autore tiene a precisare è lo scopo dell’opera: “non è un trattato scientifico e neppure un’opera propagandistica”..., “è piuttosto una raccolta di pensieri e di riflessioni sulla perestrojka”..., “è, lo ripeto, un invito al dialogo”. Il problema di “Perestrojka” come raccolta di pensieri e di resoconti stenografici è trattato nell’analisi, ora mi sembra invece interessante notare l’insistenza sul termine “dialogo”, che si affianca spesso a quello di cooperazione. Il libro diviene quindi uno strumento per farsi conoscere, per fare capire il proprio pensiero, non per propagandarlo: “non riteniamo che il nostro approccio sia l’unico giusto. Non abbiamo ricette universali da proporre, ma siamo disposti a cooperare sinceramente ed onestamente con gli Usa e con altri paesi nella ricerca delle soluzioni per tutti i problemi, anche quelli più difficili”. La preoccupazione di precisare che l’opera non è di propaganda non è superflua, infatti si accompagna ad un altro tipo di osservazione: “in Occidente i giornali e la televisione continuano ad essere mal disposti verso il mio paese” e “a volte ci sentiamo non solo delusi ma anche assaliti da gravi presentimenti quando negli Usa il nostro paese è considerato un aggressore, un ‘impero del male’”. È un ostacolo al dialogo, così spesso e urgentemente invocato, che qualcuno semini zizzania e diffidenza degli uni verso gli altri quando invece c'è la necessità di cooperazione e senso di responsabilità. D'altra parte, pur non essendo opera di propaganda, almeno nelle intenzioni dichiarate, ogni tanto, vuoi per deformazione professionale, vuoi per fare l'occhiolino al lettore del primo tipo, qualcosa della vecchia forma e dei vecchi contenuti salta fuori: “Sono tutti interrogativi legittimi che molti si pongono: politici e uomini d'affari, studiosi e giornalisti, insegnanti e medici, ecclesiastici, scrittori e studenti, operai e contadini” solita sfilza dei proclami ufficiali e dei discorsi politici internazionalisti. Oppure: “È noto che da tempo l'Urss lavora per la pace e la cooperazione”.
In sintesi sinora abbiamo osservato che lo stile è semplice, il linguaggio chiaro e le frasi essenziali, gli interlocutori diversi e per ognuno c’è un percorso ad hoc ed infine lo scopo dell’opera non è propagandistico ma ha come scopo un dialogo costruttivo. Ciò nonostante qualche cenno vecchio stile sovietico gli sfugge, volontariamente o meno.
b) necessità del dialogo
Questo è uno dei nodi fondamentali ed una delle possibili chiavi di lettura del libro. Gorbaciov si pone come interlocutore diretto di tutti i popoli e chiede comprensione reciproca e apertura al dialogo. Non nega l’esistenza di posizioni diverse, anche contrastanti, e di Weltanschauung diverse, ma anzi proprio dalla consapevolezza della differenza invita a trovare un terreno d’incontro per discutere assieme dei problemi comuni. Dialogo - comprensione - cooperazione - interdipendenza sembrano così essere anelli inseparabili di una stessa catena. Iniziare a parlarsi ed a confrontare le esperienze è il primo passo necessario da farsi e su questo insiste molto. Il desiderio di una collaborazione con gli altri paesi su basi egualitarie è posto in primissimo piano ed è il motivo che risulta più evidente ad una lettura veloce. Per cooperare bisogna superare le diffidenze e le barriere ideologiche ed ecco che allora da un lato, per il lettore sovietico, si afferma che i media presentano, per farla conoscere, l’intera gamma delle posizioni politiche occidentali e dall’altro, per il lettore occidentale, si fa un invito ad osservare l’Urss con occhi disincantati, non viziati da eterni pregiudizi. Il tentativo è insomma di ricucire un vecchio strappo riavvicinando le due sponde Est-Ovest.
c) cos’è la perestrojka
“La perestrojka è oggi il punto focale della vita intellettuale della nostra società”. Cosa sia la perestrojka, da dove tragga origine, che obiettivi abbia e che cosa comporti per l’Urss ed il mondo sono i quesiti a cui risponderà il libro. Per ora gli basta notare che la perestrojka nasce da esigenze interne dell’Urss che “sta vivendo un periodo drammatico” e non è un affare di poco conto ammetterlo. Subito dopo, per˜, riaggiusta il tiro affermando l’erroneità della visione americana della perestrojka come “resa necessaria dalla situazione disastrosa dell’economia sovietica” e “che dimostra il disincanto nei confronti del socialismo, una crisi per i suoi ideali e per le sue finalità”. Perestrojka è invece un nuovo modo di porsi di fronte al socialismo e ai problemi nuovi del nostro tempo.
d) Est e perestrojka
“Altri paesi socialisti mostrano un vivo, naturale interesse per la ristrutturazione sovietica”. L’Urss rilancia in modo nuovo il suo ruolo guida dando il via alle riforme e facendosi seguire, e presto superare, dai paesi satelliti. “In questo caso il successo è legato alla nostra interazione, alle iniziative prese congiuntamente”. È un segnale di sganciamento lanciato ai paesi satelliti: cercate la vostra strada democratica (fino a questo punto inevitabilmente socialista) di attuazione delle riforme economiche e sociali, noi non interferiremo in negativo (o quasi) ed anzi vi aiuteremo in positivo.
e) Ovest e perestrojka
Oltre all’obiettivo di chiarire all’interno dell’Urss cos’è la perestrojka, ve n’è un altro, forse più importante, di chiarire quanto sta avvenendo ad uso degli occidentali, cercando di sfatare miti obsoleti, di sciogliere dubbi e di evitare fraintendimenti. È importante che Gorbaciov in prima persona senta l'esigenza di parlare al mondo, in particolare occidentale, dei suoi programmi, dei suoi piani, delle sue speranze ed è significativo che lo faccia con un libro, cioè con uno strumento non facilmente falsificabile come ad esempio un'intervista. Per falsificabile intendo che a volte l'intervista viene riassunta arbitrariamente o ne vengono scelti brani su misura per far dire all'intervistato ciò che si vuole. Nel caso di un libro invece si ha un discorso organico, un tutto unico ed è il singolo lettore a doverlo interpretare, non chi opera il montaggio dell'intervista o chi la riassume.
f) il disarmo nucleare
È anche questo un punto cruciale di tutto il libro, e già nell’introduzione fa sentire il suo perso. È alquanto ragionevole del resto che a un tale argomento sia riservato uno spazio privilegiato, visto l’interesse e la preoccupazione che suscita in tutta l’opinione pubblica. L’Urss compie un importante passo verso il disarmo nucleare, almeno nelle intenzioni e per la prima volta inizia a parlare davvero seriamente di pace. E qui Gorbaciov sente la necessità di arginare subito una possibile interpretazione del pacifismo sovietico: “È vero, abbiamo bisogno di condizioni internazionali di normalità per il nostro progresso all’interno. Ma vogliamo un mondo senza guerre, senza corse agli armamenti, senza armi nucleari e senza violenza; non soltanto perché queste sarebbero le condizioni ottimali per il nostro sviluppo interno, ma perché è un’esigenza mondiale oggettiva che scaturisce dalla realtà del presente”. Questa è una chiara ed efficace risposta a chi considerava e considera tutt’ora l’improvviso pacifismo sovietico come una necessità interna. Gorbaciov non ha problemi ad ammetterlo, anzi, astutamente e sinceramente dice “è vero” ma aggiunge anche, con innegabile ragione, che l’esigenza di pace non è solo dell’Urss, è un interesse comune a tutti i popoli. La minaccia nucleare si profila anche possibile per guasti tecnici o errori umani e questo la rende ancora più temibile. L’ipotesi di una guerra nucleare voluta è invece scartata a priori perché “tutti concordano che in una guerra del genere non vi sarebbero né vincitori né vinti”. In tal senso si pone la domanda “possiamo ancora aggrapparci alla convinzione che la guerra è una continuazione della politica messa in atto con altri mezzi?”.
Gli aspetti fondamentali della questione sono quindi i seguenti: con l’attuale sviluppo tecnologico una guerra sarebbe la catastrofe per tutta l’umanità, abbandoniamo allora una volta per tutte la corsa agli armamenti e sviluppiamo la cooperazione tra i popoli. Il fatto che una tale operazione comporti più spazio da riservare alla risoluzione dei problemi interni appare come marginale, anche se ne è una conseguenza, non una causa, innegabile e proficua.
g) l’ecologia
Strettamente connesso al tema del disarmo è quello dell’ecologia. E’ interesse di tutti infatti “conservare intatta la natura, assicurare l’uso razionale e la rinnovabilità delle sue risorse e garantire quindi la sopravvivenza in modo degno degli esseri umani” e “siamo passeggeri a bordo della stessa barca, la Terra, e non dobbiamo permettere che faccia naufragio. Non ci sarà una seconda Arca di Noè”.
h) politica estera come cooperazione
Cooperazione deve essere il nuovo motto per i popoli della Terra. La cooperazione deve avvenire anche con chi non la pensa al nostro stesso modo, anzi a maggior ragione con costui con il quale ho la possibilità di avere un confronto e, si badi bene, non uno scontro ideologico e militare. Gorbaciov ribadisce poi di non avere ricette universali o di voler influenzare chicchessia: ognuno scelga la sua strada liberamente, basta che non la percorra da solo ma accetti di dividere la sua esperienza con gli altri che percorrono strade diverse. Uno spirito di cooperazione non può che giovare alla causa di tutti i popoli: “tutti i paesi sono interdipendenti come non era mai accaduto”.
i) i rapporti Usa-Urss
“La politica deve basarsi sulla realtà. E la realtà più temibile del giorno d’oggi è rappresentata dagli immensi arsenali di armi convenzionali e nucleari di Usa e Urss. Questo fa gravare sui nostri due paesi una particolare responsabilità nei confronti del mondo intero”. E a partire da questa consapevolezza nasce il “sincero” intento di migliorare le relazioni tra Usa e Urss. Benché vi siano aspetti della politica e del costume americano che non gli piacciono, ne rispetta la scelta e le tradizioni, la cultura e gli interessi e ribadisce che “non abbiamo intenzioni cattive nei confronti del popolo americano e siamo disposti a cooperare in tutti i campi”. Cooperazione da attuarsi su basi di rispetto e di eguaglianza, sottolinea, quasi temesse che la crisi economica sovietica potesse diventare causa di inferiorità nelle trattative. L’urgenza di fondare nuovi rapporti di fiducia e un “dialogo ampio e costruttivo” è marcata: “il tempo fugge e non dobbiamo sprecarlo. Dobbiamo agire. La situazione non ci consente di attendere un momento ideale”.
l) apertura dell’Urss al dialogo
Il nuovo pensiero politico abbraccia tutti i settori della vita politica e comporta un duplice cambiamento: negli affari interni ed in quelli esteri. “La perestrojka è stata stimolata soprattutto dalla nostra insoddisfazione per il modo in cui le cose stanno andando da diversi anni nel nostro paese. Ma in misura ancora più ampia è stata suggerita dalla consapevolezza che le potenzialità del socialismo sono state utilizzate solo in parte”. Ecco un esempio di come in due sole frasi Gorbaciov si rivolga a due lettori differenti: il primo è quello che esige riforme e cambiamenti nella ormai corrotta società sovietica; il secondo è quello che ha paura di tutto ciò che non è impregnato di dogmatica socialista. Gorbaciov rassicura entrambi: il cambiamento ci sarà, sia pure nella continuità del socialismo e osserva che “tutti sono ansiosi di sapere in quale società vivremo noi, i nostri figli, i nostri nipoti”. Per quel che riguarda poi l’estero: “in quanto alla portata del nuovo pensiero storico, abbraccia effettivamente i problemi fondamentali del nostro tempo. Nonostante tutte le contraddizioni del mondo d’oggi, tutte le diversità dei suoi sistemi politici e sociali, e tutte le scelte differenti compiute in tempi diversi dalle nazioni, il nostro mondo è pur tuttavia un tutto unico”. Di nuovo quindi l’esigenza prioritaria è quella della cooperazione che nasce dall’interdipendenza a dispetto della “miopia inammissibile” di chi continua a diffondere “inesattezze e falsità” ed a dimostrare “diffidenza e ostilità verso il nostro popolo” e ad “assumere atteggiamenti poco civili”.
Abbiamo così evidenziato quelli che sono i temi base della trattazione introduttiva e nella sezione di analisi si potrà notare che tali temi sono ad uno ad uno ripresi e sviluppati ampiamente. Ma già da qui è possibile farsi un’idea di quali sono gli argomenti svolti e delle modalità di svolgimento. L’introduzione è stata divisa per argomenti e finalità così da dare una prima provvisoria valutazione del contenuto attuata per “classificazione” di intenti. È utile precisare che i brani citati non sono presi in ordine sparso o in modo casuale o tendenzioso e per rendersene conto è sufficiente leggersi il testo (presente nella sezione antologica). In pratica sino ad ora si sono semplicemente identificati una serie di argomenti e si è riordinato in base a questi il contenuto dell'introduzione. Già a questo punto però con il poco materiale a nostra disposizione, possiamo condurre delle interessanti osservazioni. Il tema su cui si insiste maggiormente è quello del dialogo a cui seguono la cooperazione e la pace. Quando Gorbaciov parla di dialogo lo accompagna spesso al verbo dovere: dobbiamo incontrarci e discutere, dobbiamo affrontare i problemi con cooperazione, non dobbiamo sprecare tempo, dobbiamo agire, non dobbiamo permettere il naufragio... Si impone quindi un senso del dovere, di responsabilità nel proporre il confronto ideologico. Per dimostrare la propria sincerità afferma: non abbiamo cattive intenzioni, non riteniamo il nostro approccio l'unico giusto, non abbiamo ricette universali... Ed in affermativo parla di spirito di cooperazione, di collaborazione egualitaria, di cooperazione onesta e sincera. Onestà e sincerità sono altri due vocaboli che compaiono spesso ed ancora compaiono termini come fiducia e comprensione. La perestrojka è quella nuova visione del mondo che supera i vecchi schemi di conflitto e di intolleranza ideologica e nasce dalla necessità di superare il pensiero mutuato dai secoli precedenti, di adeguarsi alle esigenze della società moderna e di usare criteri civili e di buon senso per la convivenza umana.
Abbiamo allora la catena di cui si parlava prima: dialogo - comprensione - collaborazione - interdipendenza a cui ora aggiungerei pace come ultimo anello e questo costituisce il messaggio; poi vi sono gli otto tipi diversi di lettore che sono il destinatario; il capo di una superpotenza in agonia, ma non ancora defunta, come mittente; il canale che è la stampa, il libro; il codice che è la lingua; il sottocodice è la cultura ed il profilo ideologico personale dell’autore; il contesto è una chiacchierata su problemi di attualità. Nell’analisi attueremo una prima decodifica sul piano denotativo puro e semplice mentre su quello connotativo ne sovrapporremo un’altra che tenga conto di eventuali interferenze dovute al sottocodice del mittente e del destinatario (includo anche il mittente, ma non sarebbe corretto secondo Jakobson).
Il testo risulta in tal modo formalmente inquadrato e vengono forniti altresì gli elementi base per la interpretazione. Si tenga poi conto che la ripetizione di taluni concetti come appunto dialogo e cooperazione, ha anch’essa significato. La ridondanza in un testo ha come fine l’arrivo a destinazione del messaggio, nonostante tutte le possibili interferenze di percorso. Ed ha importanza pure lo stile, la forma in cui l’autore si esprime: l’essenzialità delle frasi principali ed i legami paratattici sono mirati ad una immediata comprensione da parte del lettore. Perciò ridondanza e semplicità stilistica vanno lette come due aspetti della stessa intenzione di immediatezza e comprensibilità. Prestiamo infine attenzione ad un ultimo fattore: chi scrive questo libro non è un leader politico qualunque. È il segretario generale del Pcus, nonché il leader di una superpotenza nucleare. Qui abbiamo l'effettiva rottura con la tradizione: appianata la disputa post-rivoluzione d'ottobre sulla opportunità o meno di esportare la rivoluzione in altri paesi, l'Urss aveva abituato il mondo ad una sorta di silenzio stampa riguardo ai propri problemi interni ed era stata promotrice di una politica estera di difesa dall'Occidente e di espansionismo imperialistico simile a quello americano, sia pure con basi ideologiche diverse. È significativo che improvvisamente Gorbaciov decida di por fine all'isolamento e di aprire, metaforicamente, la porta di casa. Infatti delle difficoltà interne non si fa più mistero, e si rinnega totalmente la politica estera portata avanti sino a quel momento, dando il via ad un nuovo modo di pensare e di attuare la politica tanto all'interno quanto all'esterno. Che un tale cambiamento trovi ragione d'essere nella crisi economica e sociale dell'Urss è possibile, ma il passo compiuto da Gorbaciov è comunque coraggioso. Nessuno gli avrebbe impedito di continuare la strada dei suoi predecessori, anzi, probabilmente avrebbe trovato meno ostacoli che sulla via delle riforme. Invece ha sostanzialmente obbligato la leadership del suo paese ed anche la popolazione ad assumersi le responsabilità della crisi e ad impegnarsi a porvi rimedio. Ed altrettanto ha fatto con i capi di Stato stranieri e le rispettive popolazioni: ha invitato tutti ad essere più responsabili ed a cooperare per il bene comune.
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