Biografia di Gorbaciov - 1990
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Biografia di Gorbaciov |
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1990
11 gennaio: il leader sovietico vola a Vilnius, dove cerca inutilmente di ricucire lo strappo con il Partito comunista lituano che si batte per l'autonomia della Repubblica. Migliaia di persone manifestano nelle piazze per l'indipendenza da Mosca.
7 febbraio: dopo tre giorni di aspro dibattito, il Comitato Centrale approva la relazione presentata da Gorbaciov che sancisce la fine del monopolio del PCUS ed apre la strada al multipartitismo in URSS.
13 marzo: il Congresso del popolo approva la nascita di un regime presidenziale.
15 marzo: Gorbaciov, eletto Presidente dell'URSS, annuncia una radicalizzazione delle riforme.
1 maggio: in occasione della Festa del Lavoro, Gorbaciov viene contestato da 20 mila manifestanti e decide di abbandonare la tribuna ufficiale sulla Piazza Rossa.
31 maggio: al termine di un vertice con Bush a Washington vengono firmati importanti accordi in materia di disarmo e di cooperazione economica: Gorbaciov si trattiene in visita privata negli Stati Uniti.
10 luglio: il XXVII Congresso del PCUS vota a scrutinio segreto per il rinnovo della carica di segretario generale. Il risultato dà ragione a Gorbaciov.
16 luglio: incontro a Stavropol con il cancelliere tedesco Helmut Kohl: il Cremlino dà il via libera alla riunificazione delle due Germanie.
13 agosto: Gorbaciov emana un decreto per la riabilitazione giuridica delle vittime della repressione stalinista.
15 agosto: Gorbaciov restituisce con decreto la cittadinanza sovietica a tutti coloro che erano stati esiliati a partire dal 1966.
9 settembre: Bush e Gorbaciov si incontrano ad Helsinki e concordano una strategia comune da far valere in sede ONU per risolvere la crisi del Golfo.
15 ottobre: Gorbaciov riceve il premio Nobel per la pace.
18 novembre: Gorbaciov compie una rapida e densa visita in Italia: due incontri al Quirinale, una seconda visita al Papa, e nel tardo pomeriggio prima di partire per Parigi, riceve il premio Fiuggi internazionale.
20 dicembre: Shevardnadze si dimette da ministro degli Esteri e denuncia il rischio di una dittatura.
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