Proteste a papero selvaggio
Diritti e doveri
Il diritto di sciopero è sacrosanto. Esistono però categorie di pubblica utilità che se interrompono il servizio o lo gestiscono a singhiozzo creano problemi davvero grossi alla comunità. In questi giorni a Venezia i dipendenti dell’ACTV applicando il regolamento alla lettera e rifiutando gli straordinari fanno sì che i mezzi subiscano ritardi notevoli con pesanti disagi per i cittadini. Venezia è una città delicata.
D’estate, con le spiagge del Lido in piena attività è già difficile spostarsi perché i mezzi sono sempre pieni all’inverosimile e sembra di viaggiare in carri bestiame. Se poi si aggiungono ritardi di 20, 30, 45 minuti la situazione si fa davvero tragica. Nessuno nega il diritto dei lavoratori alla protesta ma è necessaria anche la tutela dei cittadini che devono andare al lavoro, che devono accompagnare genitori anziani a visite ospedaliere, etc… In qualche modo queste proteste vanno calmierate, come già succede per altri servizi pubblici. Penso ad esempio alla telefonia, all’energia o all’acqua. Qualcuno mai si accorge di uno sciopero dei telefonici? Certo che no! Pensare di restare anche solo 5 minuti senza il cellulare e la possibilità di connettersi a Facebook non è neppure pensabile! I lavoratori delle aziende che forniscono energia o acqua non avrebbero forse diritto anche loro a creare disagio? Eppure loro non possono perché finirebbero in galera per interruzione di pubblico servizio. Paralizzare una città come Venezia, che senza un decente trasporto pubblico non sopravvive, è invece una cosa buona e giusta! E i lavoratori affiggono in giro accorate scuse dando la colpa dei disservizi all’amministrazione… Meno scuse e più buon senso. La loro protesta a papero selvaggio non crea nessun problema all’amministrazione ma solo ai cittadini. Uno sciopero non può mettere in ginocchio una città già messa a dura prova dal turismo selvaggio, dai prezzi stellari, dalle case fatiscenti. Che i Veneziani ad uno ad uno se ne stiano andando mi sembra più che ovvio. Una città che non offre lavoro altro che nel turismo, con un costo della vita e delle abitazioni fuori dal mondo, con una difficoltà strutturale di spostamenti aumentata da una gestione di trasporti non ottimale perché mai dovrebbe attrarre a sé nuovi abitanti? Sorge il lecito dubbio che forse la gestione dei trasporti dovrebbe essere tolta di mano al comune e passata ai privati. In questo modo magari le spese sarebbero più oculate e più orientate all’utente finale.
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