Le Idi di Marzo
Le Idi di Marzo
Qualche giorno fa ho guardato il film di Clooney “Le Idi di Marzo”. Un film notevole che non lascia indifferenti. La storia è perennemente attuale nella sua semplice banalità. Un candidato alle elezioni tutto d’un pezzo, in apparenza. Gli addetti stampa della campagne: fedeli, infedeli, pronti a tutto pur di sopravvivere. La politica che è solo un paravento. Gli ideali fumo negli occhi per il pubblico. La campagna politica va in scena con i suoi dietro le quinte non proprio esaltanti.
Scandali insabbiati, tratta dei voti, giovani sfruttati, candidati dal sorriso a 32 denti, curatori d’immagine che in un attimo possono far vincere o distruggere il loro cliente. L’ambientazione è negli USA ma sarebbe perfetta anche in Italia. Campagne e candidati sostenuti da gruppi economici e lobby. Discorsi e strategie preparati a tavolino con esperti di media, pubblicità e psicologi. L’immagine è tutto: non contano le parole, non conta la storia personale, non contano i programmi. L’importante è avere le spalle ben protette da abili manipolatori che orientano l’opinione pubblica nel verso desiderato. Gli illusionisti del potere, quelli che sanno dirottare l’attenzione degli spettatori al momento giusto per distoglierli dalla messa in atto del trucco, sono loro i veri protagonisti di spicco. I candidati sono solo gli interpreti del copione, più o meno bravi nel recitare la parte, più o meno spontanei. C’è il mondo reale da una parte, quello dei milioni di persone che lottano quotidianamente per la sopravvivenza, e il mondo della fiction politica, quello dove i politici attori si incontrano per cercare alleanze, affinità, per fare sgambetti, per ricambiare favori passati o futuri. Talk show e interviste da un lato per abbindolare il grande pubblico. Incontri privati dall’altro dove discutere della gestione e della spartizione del potere. Non è il cambio generazionale quello di cui abbiamo bisogno. E non è neppure un tipo di comunicazione all’americana con i candidati in maniche di camicia che sorridono davanti ai riflettori condannati a mostrare in eterno il loro lato di ripresa migliore. Quel che serve è smettere con le gestioni ambigue, con gli agganci tra politica e malaffare, con il clientelismo, con la partecipazione di un’unica persona a decine di consigli di amministrazione, con i politici che occupano due o più poltrone, con l’intreccio tra affari personali e attività pubblica. Francamente i giovani rampanti, specie quelli che sono riusciti sgomitando a conquistarsi posizioni di spicco, mi sembrano perfettamente in linea con la vecchia politica. Davvero non c’è niente di nuovo sotto il sole.
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