Considerazioni di base
Scrivere: arte o autoterapia?
Italia, paese di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di scrittori. Benché la statistica nazionale indichi per gli italiani un'inclinazione alla lettura molto scarsa, pare che invece gli scrittori abbondino. Case editrici piccole e grandi e agenzie letterarie sono quotidianamente sommerse da quintali di materiale cartaceo di aspiranti scrittori. Cosa spinge così tanta gente a cimentarsi con un processo creativo non facile?
Il bisogno di raccontarsi, in una società dominata da rapporti interpersonali mordi e fuggi attuati sempre più in modo virtuale. La speranza di essere letti, e quindi ascoltati, da qualcuno. Anche solo 25 lettori possono essere molti per uscire dalla solitudine esistenziale. In tal senso Internet è un'ottima valvola di sfogo perché permette di avere a disposizione per i propri lavori un pubblico virtualmente smisurato. Il problema è che scrivere non è così semplice, come non lo è dipingere, non lo è comporre musica. Certo chiunque può provarci ed essere soddisfatto in ogni caso del risultato ottenuto specialmente se vi ha messo tempo e passione. Questo però non implica che tutto ciò che viene prodotto sia un capolavoro ma nemmeno che sia un qualcosa di visionabile da altri. La composizione artistica può essere infatti una forma valida di autoterapia, basta solo esserne consapevoli e non voler costringere il mondo intero a farne parte attiva. Come ogni arte inoltre la scrittura non è fatta solo di strumenti materiali: carta e penna un tempo o stampante e computer oggi. Serve anche tecnica e soprattutto una conoscenza di base dell'ortografia, della sintassi, delle figure retoriche... L'osservazione può essere banale ma è bene tener presente che l'assenza di regole grammaticali non coincide con l'innovazione stilistica e il terreno del linguaggio stravolto è un terreno minato e pochi sono quelli che ne sono usciti indenni...
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