CSI vs X-FILES: dov'è la verità?
Due famose serie televisive a confronto
Ricordate gli "X-Files" ideati da Chris Carter? "X-Files", erede di “The Twilight Zone” per argomento e di “Twin Peaks” per stile di riprese ha letteralmente sconvolto la televisione divenendo il telefilm cult degli anni ’90. Gli episodi, che normalmente si chiudono all’interno di una singola puntata, trattano di files archiviati come inspiegabili dall’FBI. Gli agenti Mulder e Scully hanno il compito di indagare su questi files e trovare una soluzione, se possibile, razionale.
Il più delle volte però la ragione si scontra con fantasmi, alieni, vampiri, fatti soprannaturali, serial killer dai poteri impossibili. Non mancano inoltre episodi fortemente autoironici, vere e proprie autoparodie. Il filo conduttore delle 9 serie resta comunque la cospirazione aliena che minaccia di colonizzare la terra con l’appoggio di compiacenti governi ombra. Si tratta di una autentica “mitologia” con personaggi fissi ed una trama ben congegnata.
Sono tre gli imperativi categorici a cui si attengono Mulder e Scully: truth is out there (la verità è là fuori); trust no one (non fidarti di nessuno); I want to believe (voglio credere). Tutte e tre le affermazioni rivestono una particolare importanza all’interno della costruzione narrativa. “La verità è là fuori” indica il percorso da seguire per giungere alla rivelazione del misterioso complotto e per ottenere le prove dell’esistenza stessa degli alieni. “Non fidarti di nessuno” è la regola primaria a cui devono sottostare i due agenti dell’FBI se vogliono sopravvivere. Nonostante la comparsa di informatori, la benevolenza del loro superiore Skinner, e l’aiuto dei Lone Gunmen il nemico infatti è sempre in agguato e pronto a colpire per occultare la verità. “Voglio credere” è il motto di Mulder che un po’ alla volta diviene anche quello di Scully, la scienziata scettica che si converte alle teorie del visionario, spooky (spettrale) Mulder. L’equilibrio magico della serie è dato dalla perfetta sintonia tra i due agenti e resiste per ben nove serie. Si incrina solo nelle ultime due quando gli sceneggiatori si piegano al volere dei fan e rendono palese la storia d’amore tra Dana e Fox rompendo la tensione erotica latente che serviva da cornice ideale alla narrazione.
People lie but the evidence never does (le persone mentono, le prove no). Questa è invece la frase che racchiude il metodo investigativo della squadra della polizia scientifica di Las Vegas. L’attenzione è concentrata esclusivamente sulla raccolta, l’analisi e l’interpretazione degli indizi rinvenuti sulla scena del crimine in base al dogma della Santa Trinità: vittima, sospetto e scena del crimine (the Holy Trinity: victim, suspect and crime scene). La risoluzione del caso è affidata all’analisi delle cosiddette verità di fatto con scrupolo e rigore scientifico sempre eguale e costante perché no victim can ever say we didn’t try (nessuna vittima possa mai dire che non abbiamo provato).
Apparentemente X-Files e CSI partono da due assunti contrapposti. Il primo ritiene che la verità sia là fuori, inafferrabile, irraggiungibile, indimostrabile; il secondo che invece sia a portata di mano, di occhio e di intelletto, racchiusa nelle prove. Qualcuno ha asserito che se X-Files suggerisce che la verità è là fuori CSI ha esaustivamente dimostrato in cosa consiste. Ma è proprio vero? In realtà i due serial televisivi utilizzano tecniche cinematografiche, trame e procedure di indagine molto simili. Le riprese notturne, i particolari macabri, i casi bizzarri accomunano le due serie. Entrambe, da un punto di vista strettamente letterario, hanno la loro matrice nelle gothic novels ottocentesche che hanno portato allo sviluppo da un lato del poliziesco e dall’altro dei racconti horror. La differenza tra i due filoni non è tanto nella metodologia investigativa (si tratta comunque di un sapiente misto di abduzione, deduzione e induzione) e neppure nei casi affrontati (spesso si tratta di crimini misteriosi e apparentemente inspiegabili), bensì nelle conclusioni. CSI propone una rassicurante soluzione razionale sempre raggiungibile tramite la corretta analisi delle prove mentre X-Files lascia aperto il campo a soluzioni “fuori dai margini” che sfuggono all’interpretazione razionale. Il fascino delle due serie è probabilmente racchiuso anche in questo: nella libertà di immaginare risvolti fantastici e inquietanti per X-Files e nella certezza che il colpevole verrà sempre individuato con CSI. Viste così le due serie sembrerebbero obbedire a criteri tra loro in opposizione. Ma se riconduciamo entrambe alla categoria della favola con l’analisi dei personaggi e delle loro funzioni vediamo che in realtà le leve psicologiche azionate sono molto simili e rispondono a simili esigenze catartiche da parte del fruitore.
Si possono notare inoltre alcuni episodi delle due serie tra loro in qualche modo correlati per argomento come ad esempio: “The Jersey Devil” e “The Hunger artist”; “Tooms” e “Justice is served”; “Fire” e “Face lift”; “The Erlenmeyer” o “Grotesque” e “The Strip strangler”; “Bad blood” e “Suckers”… e infine nell’episodio “Sleepless” di X-files, per pura casualità, compare un dr. Grissom…
< Prec. | Succ. > |
---|