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Recensioni buffe

Divertimenti estivi

Il capitolo finale del “Diario minimo” di Umberto Eco è una divertente parodia delle lettere di rifiuto degli editori agli autori che inviano loro i manoscritti. L’ironia scaturisce dal fatto che gli autori rifiutati sono tutti grandi nomi della letteratura. La "Gerusalemme liberata",  la  Divina Commedia" sono tutti libri cortesemente rifiutati dal fantomatico editore con tanto di motivazioni ben articolate.

Vorrei divertirmi anch’io, sulla falsa riga del grande Eco, a “rifiutare” qualche best seller contemporaneo e tanto per cominciare sceglierei proprio “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco, uno degli autori che più apprezzo non solo per i suoi lavori di narrativa ma soprattutto per i suoi saggi sull’interpretazione di un testo.

Ecco quindi come un piccolo editore potrebbe rifiutare cortesemente il manoscritto:

Gentile autore, la ringraziamo per averci mandato in visione il suo manoscritto. Temo però che la nostra casa editrice non sia interessata a romanzi così lunghi. Un esordiente che  produce un lavoro di più di 500 pagine francamente non si può prendere in considerazione. Il primo consiglio che le offro è quindi tagliare, tagliare, tagliare. Riduca la trama all’osso e di sicuro il romanzo ne trarrà giovamento, prenderà per così dire respiro. Un altro consiglio che mi sento di darle è poi di modificare l’ambientazione. Perché la Francia? Qui siamo in Italia e un esordiente è bene che tratti dei luoghi che conosce di più , la cara vecchia provincia italiana che offre così tanti spunti. Cos’è questa esterofilia a tutti i costi? Poi se devo essere sincera la trama la trovo un po’ farraginosa, inutilmente complicata. E il titolo… farebbe pensare ad un horror stile King e invece salta fuori un falsario qualunque. Questo Simonelli, Simonini con la personalità sdoppiata, mah forse potrebbe andare bene per un noir all’americana con un serial killer psicopatico ma nel suo caso  non mi sembra che sia produttivo dal punto di vista della narrazione, della spettacolarità. Semmai, per essere in linea con il titolo aggiunga qualche vampiro o presunto tale, così tanto per invogliare il lettore. E poi il ritmo. Ad essere sinceri l’ho trovato un po’ lento, succede poco o nulla. Ci sono intere pagine di descrizioni, di elenchi. Insomma un po’ noioso. C’è troppo sfoggio di erudizione, cerchi di essere più leggero, più alla portata del lettore medio che vuole una narrazione fluida, semplice ma allo stesso tempo ricca di colpi di scena che lo conquistino. Se vuole catturare il lettore non deve mai dimostrare di essere più colto di lui. Insomma il lavoro è ben scritto, non c’è che dire, la penna c’è, ma andrebbe sicuramente rivisto seguendo le indicazioni che le ho dato.

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